Interviste a Steven Wilson

Intervista a Milano – 10/12/2004

intervista milano 2004
10/12/2004
Intervista a cura di Giancarlo Erra per il mensile Wonderous Stories del Dicembre 2004

Questa intervista a Steven è stata realizzata a Milano da Giancarlo Erra (Nosounds) per la rivista Wounderous Stories al Transilvania il 10 Dicembre 2004 in occasione di un concerto dei Blackfield.

Giancarlo Erra: Il progetto Blackfield e questo tour sono probabilmente la cosa più importante (a livello di pubblico coinvolto) che stai affrontando dopo i Porcupine Tree. Quali sono le principali differenze con i PT e com’è la risposta del pubblico?

Steven Wilson: La differenza principale di uno show come questo dei Blackfield è che si tratta di uno show di canzoni, quindi non ci sono tutte le complicazioni di lunghe e complesse parti strumentali come nei PT, è più facile per fare le prove, più veloce, quindi più semplice suonare. Nei PT invece ci sono sempre un sacco di dettagli da far andare bene, ci vuole più tempo e può essere più noioso. Con i Blackfield ci si vede, si provano i pezzi, si suona e si prova lo show. Abbiamo iniziato il tour con la band da due settimane, ma già suoniamo bene insieme, la band secondo me è valida e i pezzi vengono bene, il che mi stupisce perché non erano in verità mai stati pensati per essere suonati live. La risposta del pubblico è stata molto positiva qui in Europa, considerando anche che è una nuova band. Abbiamo suonato in Germania di fronte a 200-300 persone, in Grecia un po’ di più visti i passaggi in numerose radio, sempre in piccoli locali o club, un’atmosfera veramente bella ed un pubblico attento. Alcuni ci hanno detto di aver visto con noi uno dei loro live migliori della loro vita e questo la dice lunga probabilmente sul futuro dei Blackfield anche come live band.

Giancarlo Erra: In questo tour suonate anche due brani nuovi inediti.. Quali sono i progetti futuri? Album in studio, live, un dvd?

Steven Wilson: La prima cosa che abbiamo in mente è sicuramente un nuovo album da studio. Abbiamo intenzione di portare avanti il progetto Blackfield ancora a lungo, anche ovviamente continuando gli show live. I pezzi inediti che suoniamo in questo tour, appariranno sul prossimo album. Abbiamo anche discusso sul far un dvd in futuro e l’idea ci piace. Un album live forse per una band così agli inizi al momento è un po’ presto, ma non si sa mai.. secondo me la band è buona e già pronta ad essere rappresentata da un live.

Giancarlo Erra: Nei Blackfield sembra essere arrivata tutta l’ispirazione della “canzone” presente in un album dei PT quali Stupid Dream o alcune cose di Ligthtbulb Sun, quindi dobbiamo aspettarci qualcosa di meno in tal senso nel prossimo album dei Porcupine Tree?

Steven Wilson: Si in effetti potrebbe essere.. i Porcupine Tree da In Absentia hanno preso una direzione decisamente più dura visto il mio interesse per quel tipo di musica e in effetti i Blackfield in parte hanno preso quel tipo d’ispirazione che c’era in alcune “canzoni” di Lightbulb Sun o Stupid Dream.. ma c’è anche da dire che i due progetti portano comunque delle tipologie d’ispirazione musicale molto diverse , quindi anche nei prossimi album dei PT continueranno ad esserci comunque delle canzoni simili come ispirazione a quanto apparso in Lightbulb Sun e Stupid Dream.

Giancarlo Erra: Cosa puoi dirci dello script/storia che hai scritto con Mike Bennion che è dietro ai testi, musiche e grafica del nuovo disco dei Porcupine Tree? Hai già un’accurata idea del film o di parti virtuali da accompagnare agli show dei Porcupine Tree nel prossimo tour?

Steven Wilson: Nei nostri piani c’è sicuramente l’intenzione di fare questo film, prima o poi. Abbiamo scritto lo script, ma è molto difficile trovare dei fondi per girare un film. Al momento possiamo solo sperare che essendo molto vicino allo script, l’album abbia successo di vendita e ci permetta quindi di trovare più facilmente uno sbocco. Circa il soggetto e la storia al momento non posso dire molto in quanto comunque è strettamente legato al prossimo album dei PT.. è una storia surreale di spiriti, personalmente come anche Mike sono stato molto influenzato da registi come Lynch, Kubrik, Tarkovskji.. insomma il film non è molto commerciale ma ci sono forti elementi nella storia, nei personaggi, con un finale che colpisce.. spero che la gente verrà a vederlo! Il mio secondo interesse dopo la musica sono i film, è da sempre il mio sogno essere coinvolto in un progetto del genere, quindi speriamo bene. Penso che lo script sia davvero valido, particolare e originale.

Giancarlo Erra: Cosa ci dici della collaborazione con Adrian Belew dei King Crimson nel disco dei Porcupine Tree?

Steven Wilson: So che Adrian ascoltava la mia musica.. penso che i Porcupine Tree hanno parecchi fan tra i musicisti, come anche te ad esempio, probabilmente per come è fatta, per la produzione ecc. Dunque Adrian era uno di questi senza che lo sapessi e l’ho contattato attraverso il suo management per sapere se era possibile una qualche collaborazione con lui e così è stato alla fine ha collaborato su tre pezzi ed ha fatto un ottimo lavoro.

Giancarlo Erra: Gli ultimi due album dei No-Man si sono mossi su territori molto originali, melodici e sperimentali, con forti ambientazioni ambient e slow tempo. Come sarà il prossimo lavoro visto anche l’ottimo esordio (My Hotel Year) di Tim Bowness?

Steven Wilson: Si l’ultimo lavoro di Tim è molto bello! Con il prossimo album dei No-Man penso ci dirigeremo su qualcosa di completamente diverso. Gli ultimi due album sono stati segnati da un’atmosfera molto particolare, forse il prossimo sarà qualcosa di ancora più minimalista e più acustico con meno elettronica di quanta ne abbiamo usata negli ultimi due. Ma in fondo abbiamo fatto dance music per quasi dieci anni, quindi è difficile prevedere cosa faremo la prossima volta. Siamo ambedue artisti abbastanza eclettici, se pensi alla storia dei No-Man puoi vedere che abbiamo avuto moltissimi salti stilistici anche notevoli, abbiamo scritto, pop, trip pop, industrial, per poi arrivare alle ultime cose molto espanse ed eteree di Returning Jesus e dell’ultimo Together We’re Stranger. E’ molto difficile sapere cosa uscirà fuori prima di rimetterci a scrivere le nuove cose, ma penso sarà di sicuro qualcosa di completamente diverso.

Giancarlo Erra: L’evoluzione e le influenze del progetto Porcupine Tree sono passate negli anni attraverso molte fasi. Quali delle tue influenze iniziali pensi che siano ancora presenti nella tua musica e quali sono le caratteristiche che la rendono così riconoscibile ed unica?

Steven Wilson: Non ne ho proprio idea! Allora innanzitutto riguardo le mie influenze musicali, dall’inizio sono ovviamente cambiate ed ogni anno ascolto e scopro nuova musica che ispira poi ovviamente anche il mio lavoro e della musica che ascoltavo all’inizio credo che ad oggi non ne ascolto praticamente più. Ad Esempio i Pink Floyd hanno avuto un importanza e un influenza notevole su di me, sul mio sound, lo so e la gente lo sente tuttora nella mia musica perché effettivamente è presente, ma io non ascolto più quella musica ora, anche se so che è parte integrante di me. Ora mi piace ascoltare musica più sperimentale, più dura, ma c’è poi da dire che le influenze comunque arrivano anche da altre cose come i film, i libri, le esperienze, relazioni con le persone, tutto ciò che ti accade da quando ti alzi la mattina a quando vai a dormire, i sogni tutte le tue personalità sono parte della tua musica. Penso che le influenze musicali siano importanti quando sei giovane, quando sei agli inizi. Per te ad esempio ora con Nosound hai fatto il tuo primo disco, le influenze sono importanti e si sentono, andando avanti con il secondo, il terzo ecc. svilupperai di più un tuo sound e un tuo linguaggio. Ormai un disco dei Porcupine Tree suona naturalmente come un disco dei Porcupine Tree è la personalità mia e della band è molto difficile per un artista analizzare come suona e perchè suona così la propria musica, è molto più facile farlo dall’esterno. Il problema è che le persone sono sempre alla ricerca di un modo veloce per catalogare e inquadrare le cose. Per esempio per te sai dire come e perché la tua musica suona così come suona? E’ difficile perché la musica non è solo mettere le proprie influenze musicali, ma la propria vita, i sentimenti e le esperienze, è complesso e comprende molti altri fattori oltre all’ispirazione che si ha ascoltando altra musica.

Giancarlo Erra: Io penso che l’aspetto di produzione a livello sonoro sia una delle impronte più importante nei tuoi lavori.

Steven Wilson: Si ne sono sicuro anche se non so da cosa possa derivare questo stile. Come sai in verità è solo un fattore di prova e riprova, quindi esperienza che poi fai e alla fine è solo ciò che suona bene o non suona bene al mio orecchio.

Giancarlo Erra: Sono sempre stato impressionato dalla quantità di nastri di registrazioni da studio che hai utilizzato nei tuoi progetti (I.E.M.) ad esempio e mi sembra ti piaccia spesso prendere queste registrazioni e stravolgerle completamente in studio o ricostruirle (Moonloop, Metanoia), ci saranno in futuro altri progetti così?

Steven Wilson: Ho fatto un altro progetto come Metanoia, Have Came for Your Children degli I.E.M. Sono improvvisazioni in studio di una band, di 4 elementi, con la differenza che poi è stato tutto completamente ricostruito e riassemblato in studio. Metanoia era più un disco di presentazione di una sessione improvvisata e non sono sicuro di voler rifare una cosa del genere. Quello che invece mi piace fare è appunto avere una buona band in uno studio, registrare in studio, e successivamente usare il materiale “raw” per overdubs, manipolazione sonora, ricostruzioni delle varie parti. Ad esempio anche Bass Communion è un progetto simile ad I.E.M. come idea di base anche se musicalmente sono molto diversi. Anche con Bass Communion c’è molto materiale “raw” di studio poi ricostruito o completamente cambiato per costruire altra musica. Lavorare al computer con materiale raw è forse una delle cose che amo fare di più.

Giancarlo Erra: Tu sei partito con i Porcupine Tree da solo, mentre ora lavori anche di più in fase compositiva con gli altri membri del gruppo. Oggi molti musicisti lavorano da soli a casa o collaborano a distanza con il computer. Come vedi questo scenario e quali pensi siano i vantaggi e gli svantaggi di tale situazione?

Steven Wilson: Beh tra i vantaggi sicuramente c’è il poter collaborare con artisti che altrimenti sarebbe impossibile incontrare per via della distanza, ad esempio come la mia collaborazione con Vidna Obama (progetto Bass Communion) che non sarebbe stato possibile senza il vantaggio di potersi scambiare velocemente files su un cd o via posta elettronica. Alla fine non c’è in verità una miscela che possa sostituire l’essere insieme con il gruppo anche nella fase creativa e avere le idee che vanno da uno all’altro, ma molto dipende anche dal tipo di musica. Ad esempio un progetto come Continuum musica ambientale principalmente, non è così fondamentale essere in due nella stessa stanza, ma al contrario un progetto come Blackfield abbiamo fatto e facciamo tutto insieme con Aviv Geffen e penso questo si possa sentire nel disco dove c’è un tipico spirito spirito di gruppo che richiama gli anni 60 e 70, si sente una band che in parte compone insieme, ma che registra insieme e la musica che ne esce ha una specie di collante magico che unisce i vari strumenti e le parti. Quindi dipende innanzitutto dal tipo di musica, un disco può essere fatto in uno solo dei due modi, ma lavorare insieme, restituisce una specie di feeling unico, dato dai musicisti che suonano insieme.

Giancarlo Erra: Il successo (anche commerciale) di band come Radiohead, Sigur Ros, Tool, Nine Inch Nails, realmente significa un certo interesse delle major nella musica più sperimentale secondo te, o è solo un modo di guadagnare altri soldi?

Steven Wilson: Non penso ci sia un vero interesse delle major che al momento sono interessate ancora, secondo me ad un facile e rapido successo economico. I Radiohead hanno fatto un primo album molto classico di rock basato su chitarre, molto ordinato, il secondo album molto più interessante ma sempre basato su radici rock. Poi ora sono diventati molto più sperimentali, ma non dall’inizio, non avrebbero potuto. Sono partiti con cose classiche su una major, hanno avuto modo di farsi un nome, una carriera, i fan ed ora possono fare musica sperimentale su una major ed avere visibilità, ma loro sono loro ed ora possono fare quello che vogliono. I Sigur Ros ora sono con EMI ma sono partiti su una label molto piccola la Fat Cat e non sarebbe potuto essere altrimenti, perché con la loro musica non sarebbero mai riusciti ad avere soldi e attenzioni di una major. I Tool hanno fatto un primo lavoro anche loro molto classico e solo successivamente hanno sviluppato un loro stile più proprio e più sperimentale, più interessante secondo me. Dei Nine Inch Nails ero un fan all’inizio, ora sono meno interessanti secondo me. Il problema con i Porcupine Tree è che non sono partito all’inizio facendo classica musica indie con chitarre, avrei ottenuto in quel caso più facilmente un bel contratto con una major, un paio di singoli, un audience maggiore, più possibilità e tante cose che solo ora dopo tanto tempo il gruppo sta ottenendo. Sin dall’inizio ho sempre fatto musica sperimentale, solo quello che piaceva a me ed è stata sempre una lotta continua contro il muro delle label, in continuazione, perché non ho mai voluto fare né faccio tuttora nulla al di fuori di quello che mi interessa.