Arriving Somewhere…

Arriving Somewhere

Attenzione: la recensione di Arriving Somewhere che seguirà non sarà la classica recensione descrittiva volta ad inquadrare un determinato prodotto musicale bensì una sorta di “sviolinata” non distante da un classico consiglio per l’acquisto!

Fino a qualche tempo fa Steven Wilson si vantava del fatto che i suoi Porcupine Tree fossero una delle poche band in circolazione a non aver ancora realizzato un DVD.

Fortunatamente è arrivato il giorno in cui gli inglesi si vanno ad adeguare al  trend del momento.. e diciamo fortunatamente, perché Arriving Somewhere è semplicemente un’opera d’arte in video nonché uno dei migliori DVD musicali in circolazione (accettiamo la sfida di chiunque vorrà dimostrare il contrario).

Molti fan della prima ora storceranno il naso riguardo alla scaletta, come ormai capita dalla pubblicazione di Stupid Dream, album che è stato portatore di mutazioni genetiche senza ritorno in seno alla band.

La musica ora è nettamente più diretta e rock-oriented senza dimenticare i paesaggi melodici più malinconici e ricercati. In maniera antitetica noi pensiamo che il nuovo corso sia invece addirittura più intrigante, artisticamente parlando, anche perché i nostri vanno a confrontarsi (vincendo clamorosamente) con un più ampio spettro di gruppi e sottogeneri.

Questo noioso cappello introduttivo è stato scritto semplicemente per ribadire che i pezzi contenuti nel qui presente DVD “Arriving Somewhere…” sono estratti principalmente dall’ultima produzione della band (‘Hatesong’ e ‘Don’t Hate Me’ gli episodi più datati) comprese alcune b-sides ormai diventate parte integrante dei loro set (‘Mother And Child Divided’, ‘So Called Friend’). La prova dei nostri non merita neanche di essere commentata perché ogni entusiastico commento sarebbe solo superfluo.. comprate questo stramaledetto DVD sia che siate fan della band sia per avvicinarvi per la prima volta ad un’entità dallo spessore musicale eccelso.

Il catalizzatore Steven Wilson, il sornione Colin Edwin, l’atmosferico Richard Barbieri, la macchina-pulsante Gavin Harrison (che praticamente mette in scena un trattato di batteria rock), il mai invasivo John Wesley creano un’alchimia senza pari che ci fa già bramare fin d’ora il loro debutto su Roadrunner che dovrebbe presumibilmente vedere la luce l’anno prossimo.

Le ultime due parole per la resa video di “Arriving Somewhere…” (detto di quella sonora veramente da manuale) dove tramite l’ausilio del fido Lasse Hoile i nostri hanno deciso di giocare molto sulla fotografia passando dal nitido allo sporco, dal colore al seppia, da inquadrature canoniche a scorci inusuali.. scelta questa che immaginiamo dividerà non poco i “visionatori” ma che non va ad intaccare minimamente la riuscita di un prodotto che definire professionale sarebbe solo eufemistico.

Recensione di Alberto Capettini, tratta da metallus.it