PORCUPINE TREE – ATLANTICO, ROMA (05/11/2009)

05/11/2009 – Atlantico, Roma

Assistere così da vicino ad un concerto grandioso di oltre due ore, sentire quasi il fiato di questi cinque immensi musicisti e percepirne per osmosi la loro energia è stato come tornare ad assaporare di nuovo dei gusti a cui si credeva di essere assuefatti.
Porcupine Tree Setlist Atlantico Live, Rome, Italy 2009, The Incident
porcupine tree Roma 05112009

Non avevo mai visto i Porcupine dal vivo. Li avevo conosciuti ai tempi di Coma Divine tramite un mio cliente che era stato presente allo show da cui fu tratto il live in questione. Di anni ne sono passati tanti e nel frattempo ho continuato a seguire ed apprezzare il gruppo, soprattutto per il songwriting e le notevoli capacità tecniche di ogni singolo membro. Infatti aldilà dei loro chiari riferimenti musicali sono sempre rimasto colpito da questa band per la capacità che ha di riuscire a creare atmosfere che fanno pensare, riflettere. Dare emozioni era una prerogativa che veniva esplicita ai gruppi degli anni ’70, che suonavano senza subire passivamente gli interessi delle labels che li producevano, e la conseguenza era che vendevano dischi; man mano che gli interessi di marketing si sono fatti più forti e i musicisti sono diventati degli alchimisti più che dei semplici e genuini artisti, paradossalmente si è cominciato a vendere sempre meno dischi. Questo dato di fatto dovrebbe far riflettere chi è ancora attivo sul piano musicale e anche chi si appresta a farlo.

Steven Wilson forse ha capito in tempo o più probabilmente ha sempre avuto chiaro in testa questo concetto, e anche se scherza sul fatto di ambire allo status di “international popstar” se ne sbatte altamente e segue solo il suo istinto come fecero in precedenza i musicisti che lo hanno ispirato. Se la prende con gli mp3 e prima che lo show iniziasse ha fatto comunicare che la band non avrebbe gradito essere filmata e fotografata tramite telefonino. Credo che il suo intento sia unicamente quello sacrosanto di voler far apprezzare pienamente la bellezza della sua musica, comunque in molti lo criticano e giudicano queste cose solo delle “stramberie da rockstar” al pari di quella di far passare l’aspirapolvere sul palco per poi poterci suonare a piedi nudi. Essere sinceri ed avere carattere non paga nella vita, l’ho imparato anch’io a mie spese, ma come lui credo che non mi piegherò mai, anche dovendone subire quotidianamente i dovuti scotti.

Tra i tanti, ad esempio, può capitare che questi signori si esibiscano in grandi città senza che se ne abbia alcun cenno sui maggiori canali di comunicazione, come invece spetterebbe di fare vista la quantità di gente che li va a sentire partendosi anche da città non proprio limitrofe. Paradossi della vita moderna, “più vali più sarai isolato, boicottato, ignorato” anziché essere preso come esempio. Ma i giovani sanno sempre riconoscere i meriti a chi se li merita e niente li spaventa, sanno sempre trovare ciò di cui hanno bisogno.  Grazie a questo capita che le mie figlie abbiano trovato nella mia cd-teca i Porcupine Tree e se ne siano innamorate, come è successo a molti loro coetanei a cui dobbiamo dire grazie se ancora oggi possiamo assistere a concerti come questo. Pubblico vastamente eterogeneo, dai quattordicenni agli over 50, educato alla musica,  diciamo pure “colto”.

Essendo arrivato per caso in anticipo mi sono ritrovato ad assistere allo show in terza fila in mezzo ai fan più sfegatati, cosa che non farei mai dato il mio passato di tecnico del suono che mi porta sempre a piazzarmi direttamente davanti al banco di regia. Eppure vedendo negli occhi delle mie figlie la stessa scintilla che mi portava ai concerti quando avevo la loro età, vedendole correre verso il palco non me la sono sentita di bloccare il loro impeto. Ed assistere così da vicino ad un concerto grandioso di oltre due ore, sentire quasi il fiato di questi cinque immensi musicisti e percepirne per osmosi la loro energia è stato come tornare ad assaporare di nuovo dei gusti a cui si credeva di essere assuefatti.

Una pausa di dieci minuti con relativo countdown (com’era prevedibile) degli ultimi dieci secondi da parte del pubblico segna il puntualissimo rientro in scena della band dopo la prima parte del concerto dedicata alla lunga suite di The Incident, e da lì dopo la seconda parte, ancora altri due bis con un finale al fulmicotone mirato a coinvolgere coralmente l’intero pubblico come cesello a chiusura di una serata fantastica. Inutile soffermarmi sulla scaletta, quasi ogni pezzo scritto dalla band è ormai un classico e andrebbe eseguito, ma vista la quantità di capolavori creati nel corso degli anni ogni concerto dovrebbe durare due giorni!

Spero che invece duri per sempre il sodalizio con l’americano John Wesley che ha risolto notevolmente la logistica musicale dei Porcupine grazie all’enorme mole di lavoro che svolge egregiamente dal vivo con cori, chitarre ritmiche e notevoli soli. Steven Wilson ha un carisma assoluto, impossibile da apprendere, una dote con cui si nasce. Richard Barbieri è il tastierista che tutti vorremmo avere in una band, è colore, collante, carattere, gusto, senza inutili sofismi. Colin Edwin, che personalmente chiamo “il gufetto” per via dello sguardo che mentre se ne rimane in disparte, assicura in realtà quattro pneumatici gonfissimi su cui la band può viaggiare a qualsiasi velocità. Gavin Harrison senza quindi voler gonfiare inutilmente la cosa è semplicemente il migliore batterista del mondo al momento.

Si può volere di più da un concerto? E intanto il tg riporta la solita squallida e rifritta rappresentazione teatrale che trenta o poco più cariatidi ammuffite e impellicciate si sono “precipitate” a vedere! Si meriterebbero di essere bersagliate da uova marce affinché riescano a profumare di qualcosa che abbia almeno la latenza di essere vivo.

Recensione di Tino Costan